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La Saponaria dell’Etna

E’ una pianta che cresce tra le terre lunari del vulcano, si riunisce in gruppi formando dei cuscini detti “pulvinidi”.

Ha un profumo fresco ed inebriante e il colore dei fiori ha le sfumature del viola tenue.

Prende il nome da una delle sue proprietà, la saponina.

Possiede infatti, proprietà detergenti e sembra che siano conosciute da almeno tremila anni prima di Cristo.

Si racconta che fu l’antica Babilonia a riconoscere le sue qualità, veniva usata per la cura del corpo e dei vestiti fino alla caduta dell’Impero Romano. Dopo un periodo di non utilizzo, venne nuovamente impiegata nell’epoca medioevale.

Fu anche il primo dentifricio della storia.

Ippocrate sosteneva che questa pianta donava alle donne una pelle liscia.

Nell’antichità veniva anche usata dai lavoratori della lana che la sgrassavano dopo la tosatura.

Serviva anche come combustile per infiammare le torce.

Possiede anche proprietà officinali, depura le mucose infiammate delle vie respiratorie, gastriche e urinarie, dà sollievo ai reni e depura anche il sangue.

Studi scientifici moderni, hanno però dimostrato effetti tossici e per questa ragione il suo uso è stato abbandonato.

Ma ci sono anche delle leggende legate a questa pianta.

Una racconta che fosse stata proprio Venere, dea dell’Amore e della Bellezza, ad aver posizionato i cuscini sull’Etna, a ricordare che anche tra le insidie più grandi può nascere l’amore, la bellezza, la tenerezza.

L’altra leggenda ci riporta ai celtici e narra che i cuscini erbosi siano i giacigli per gnomi, fate e creature del bosco.

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