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MATURANDI DELL’86.

Oggi vi porterò indietro nel tempo per ricordare gli esami di maturità dell’86 (che tra l’altro sono stati anche i miei) che coincidono con un altro evento.

E’ il 17 giugno 1986, si canta a squarciagola “It’s the final countdown” degli Europe, “Papa don’t preach” di Madonna, ma in un’altra parte del mondo, a Città del Messico, risuona l’Inno di Mameli e la Marsigliese: sono gli ottavi di finale dei mondiali.

Nonostante la preoccupazione per l’inizio degli esami di maturità, ci concediamo 90 minuti per assistere alla visione della partita Italia – Francia, un tempo che sembra infinito, concluso con la sconfitta dell’Italia di Bearzot di 2 a 0.

Ora torniamo a pensare all’indomani, ci aspetta la prima prova scritta di italiano racchiusa nel segreto della busta sigillata. Le nostre mamme finiscono le cartuccere, dove in ogni buco c’è un foglio di carta arrotolato con un tema diverso: attualità, storia, letteratura, e domani lo nasconderemo sotto le magliette o dentro la cintura dei pantaloni.

Ci avviamo verso scuola con un blocco allo stomaco e il Dizionario d’Italiano in mano come se stessimo andando al patibolo.

E’ andata, i giorni successivi continuiamo con le altre due prove scritte. Poi con il caldo di metà luglio che avanza spietato arriva l’appuntamento con l’orale, la commissione, i banchi, la sedia di legno, i compagni in silenzio.

E poi, finalmente la fine dell’agonia!

L’esame di maturità è come un viaggio concluso, un ciclo della vita definitivamente finito, non ce ne sarà più uno uguale, i compagni, i professori, le gite, i primi amori, quel sapore mai dimenticato che non ritornerà più.

Un conto alla rovescia fino a dissolversi e poi, come in un orologio con le lancette impazzite, si rimettono a posto, lasciando andare le emozioni di anni irripetibili, con la sensazione di essere onnipotenti, di avere il mondo tra le mani, nuovo, inesplorato, promettente, ammaliante e con un’infinità di strade.

Oggi, come ieri le sensazioni restano immutate, cambiano solo le forme e gli oggetti. Al posto dei dizionari e delle Enciclopedie si sono Internet, pagine web, chat, social.

Il mio augurio per tutti è che rimanga immutato il valore e l’importanza della parola che è stata bistrattata, massacrata, dissacrata. Mi auguro che rimanga unica e irripetibile così come i nostri ricordi e le nostre emozioni degli esami di maturità.

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